Fr Enrico Trisoglio (*), 90 anni abbondanti, religioso, ancora oggi fedele animatore di una Scuola di Politica: chi meglio di lui per comunicarci la via per una passione nuova alla tanto bistrattata cosa pubblica?

Cos’è la politica? La politica non è alla fine solo un insieme di leggi, cioè di divieti? Perché l’uomo dovrebbe interessarsi a questo?

Per definire la politica, bisogna prima partire dall’uomo: entità unica, irripetibile, dotata di valore assoluto. Nessuno è isolato perché, come affermava già Aristotele, il termine politica deriva da “polis”, città: l’uomo è quindi un essere sociale. L’uomo non è per lo Stato (com’era per i totalitarismi da Hitler a Stalin a Mussolini), né lo Stato è per l’uomo: l’uomo viene prima dello Stato. Poiché l’uomo vive nello Stato, l’uomo, in quanto essere razionale, deve interessarsi alla società.

In che misura i cristiani possono contribuire al dibattito politico?

È necessario distinguere tra laico e laicista. Il primo è un atteggiamento condivisibile in quanto è ragionamento: il medico non cura con il Vangelo, ma dopo aver studiato il trattato di medicina. Invece il concetto di laicista ne è una degenerazione. I laicisti in Italia sono pochi, ma quei pochi dominano i mezzi di comunicazione. Ne consegue, quindi, che il più grosso peccato dei cristiani è la loro assenza. Il mio invito è “cristiani uscite dal buco e parlate forte”: è vero che la Verità si difende da sé, ma bisogna comunque pubblicizzarla. È ancora valido il motto di Napoleone: “cinquanta persone che gridano fan più rumore di diecimila che tacciono”. Non dimentichiamo però che “l’unione fa la forza” è il motto più antico della storia, ma è anche vero che la disunione fa la debolezza. Questo si può riferire bene ai cristiani degli ultimi tempi che sono dappertutto, ma dappertutto sono insignificanti. Bisognerebbe prendere a modello, invece, l’unità dimostrata dagli antichi Romani, di cui è emblematico l’episodio degli Orazi e dei Curiazi.

Sentiamo spesso parlare di quanto l’Europa condizioni i governi dei singoli Paesi. Qual è la Sua idea di Europa?

Il filosofo Giovanni Reale afferma che oggi l’Europa politica non esiste: è solo un’unione doganale. Per trovare un’Europa unita dobbiamo tornare all’Impero Romano che, come cantava Claudiano nel IV d.C., ha fatto dell’orbe un’urbe. L’Europa si basa su tre elementi. In primis lo spirito dell’antica Grecia che ha messo in risalto la dignità della persona, non conta chi sei ma quanto sei bravo. In secondo luogo lo ius romano, capace di unificare sotto lo stesso governo centrale popoli ed etnie differenti. È stato peculiare di Roma: ciò che è mancato alla Grecia per diventare Stato.

La ribalta dell’antipolitica estremizzata degli ultimi mesi può essere considerata una soluzione di comodo per delegare alla sola classe politica responsabilità diffuse invece nell’intera società?

Il problema principale di oggi è che si delega il pensiero. I giovani non ragionano, non hanno senso critico nel suo valore più profondo di discernere, di giudicare i fatti che si presentano loro. L’età non può essere la discriminante per aver ragione: il diritto è di chi ragiona bene, non espressamente dei vecchi, come la politica odierna sembra voler affermare, né dei giovani, come propone l’antipolitica dilagante. Mi sento quindi di consigliare i giovani a studiare, ad allenarsi, a non farsi compatire: devono riflettere, perdere meno tempo. Dio è logos, ma poiché l’uomo è figlio di Dio deve aspirare ad essere intelligente come Lui. L’educazione si rivela quindi essere la scossa per stimolare la responsabilità del singolo. Ciascuno deve provare a rispondere alle tre domande fondamentali, chi sei? da dove vieni? dove vai?, così come deve guardare il mondo: il mondo, infatti, è un alfabeto, bisogna saperlo leggere.

Che consigli darebbe ad un ragazzo che vuole entrare oggi in politica?

Tu puoi fare molto perché la politica non è arrivare alle elezioni, ma creare una mentalità. Questa si costruisce con il contributo di ciascun “io” singolo. Infatti Dio guida la storia, ma viene fatta dagli uomini. Si può rispondere all’imperativo del “tocca a te” innanzitutto attraverso la parola. Una forza che fa leva sul subconscio: come diceva Freud, tutto quello che uno vede o sente germoglia dentro. Tocca a ciascuno far la propria parte perché il bene è comune: o stiamo tutti bene, o stiamo tutti male.

Quali modelli suggerirebbe a chi si interessa di politica?

Si tenga bene a mente l’esempio di personaggi quali De Gasperi, non un trascinatore di folle con l’emotività drogata dei sogni, ma un profondo conoscitore del passato in grado di orientare le scelte future, o i padri fondatori della democrazia statunitense quali Washington e Jefferson, che passavano tutti i giorni in mezzo alla gente per ascoltarne le necessità. Molto importanti sono anche le figure dei Padri della Chiesa, si pensi a Sant’Ambrogio che, prima d’esser vescovo fu governatore della provincia romana Aemilia e Liguria, figura di profonda cultura, conoscitore di Plinio e del greco; oppure a Sant’Agostino che invita chi è più adulto ad aiutare i giovani.

Concludiamo affidandoci alla penna del Papa San Clemente di Roma al quale è dovuta la più antica preghiera della Chiesa per l’autorità politica, un augurio che facciamo a tutti coloro che si occupano del bene comune: “O Signore, dona loro salute, pace, concordia, costanza, affinché possano esercitare, senza ostacolo, il potere sovrano che loro hai conferito. Sei tu, o Signore, re celeste dei secoli, che doni ai figli degli uomini la gloria, l’onore, il potere sulla terra. Perciò dirigi tu, o Signore, le loro decisioni a fare ciò che è bello e che ti è gradito; e così possano esercitare il potere, che tu hai loro conferito, con religiosità, con pace, con clemenza, e siano degni della tua misericordia”.

(*) Fratel Enrico Trisoglio è Fratello delle Scuole Cristiane. È stato docente universitario di Storia della Civiltà Classica a Torino. Ha all’attivo numerose pubblicazioni sui classici greci e latini e sui Padri della Chiesa. Ha, inoltre, fondato la Scuola di formazione politica “A. de Gasperi” del Collegio San Giuseppe di Torino.

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