La morte di Hawking, ultimo grande cercatore delle estreme verità del cosmo, dà la netta sensazione che si sia chiusa un’era per la scienza e che ne sia iniziata un’altra.

In questo piccolo angolo pepato del web, vogliamo chiederci: che cosa cambia dal punto di vista umano? Ovvero, oltre all’immensa e scontata positività della scienza rimasta vedova del grande astrofisico, c’è – come in tutte le vicende che riguardano noi bipedi pensanti – anche un lato oscuro in essa, una tentazione che si fa strada nei nostri cuori post-moderni?

Andiamo indietro di qualche decennio, o se volete di qualche giorno, ovvero agli anni di cui Hawking è stato come l’ultimo signore incontrastato: ebbene, in questo tempo il fattore comune alle più grandi aree della scienza consisteva nell’essere al servizio della verità. Insomma il cuore della ricerca era orientato a formulare teorie che spiegassero il mondo (Relatività), la vita (Evoluzionismo), anche l’animo umano (Psicanalisi) e persino la società (Marxismo e Scienze Sociali) alla luce, appunto, di una “verità” nuova, molte volte anche provocatoria e alternativa (almeno, nelle intenzioni), ad esempio, nei confronti della verità cristiana. In fondo, semplificando, potremmo dire che se c’era una tentazione intrinseca alla scienza ottocentesca e novecentesca era quella di fornire possibili mattoni per costruire umanamente “verità alternative” all’unica Verità che il cuore dell’uomo cerca. Oggi, non è più così: il concetto stesso di “verità” è decaduto in tutti gli ambiti e vacilla anche in ambito scientifico.

Quello che attendiamo dalla scienza nel secolo XXI non è più “verità” ma “libertà”: questo il cambiamento, anzi sarebbe meglio dire il capovolgimento epocale. Desideriamo ottenere il perfetto controllo sull’origine della vita (fecondazione artificiale), sulla nostra natura sessuale e sull’innamoramento (teoria del gender), sulle nostre facoltà mentali (intelligenza artificiale), sulla fine della nostra esistenza (eutanasia), ovvero, in fondo, desideriamo eliminare qualsiasi elemento che preceda la nostra possibilità di scelta “qui e ora” e attendiamo che la scienza ci fornisca gli elementi concreti per attuare tale desiderio nella realtà.

Quindi, non solo non desideriamo verità, ma, desideriamo ardentemente farle fuori quanto prima: speriamo in fondo in fondo che sia la scienza a liberarci definitivamente dall’impiccio di arnesi come la natura umana, il mistero dell’io, il significato della vita, considerati come zavorre che non permettono lo svolgersi perfetto della tanto agognata “autodeterminazione”. Ecco quindi che attendiamo dalla scienza conoscenze e strumenti per poter manipolare tutto: famiglia, vita, nascita, morte.

Si potrebbe domandare: che male c’è in questo? La risposta è, come sempre, alla fine della strada. Siamo qui, abbiamo ottenuto la perfetta autodeterminazione e siamo in grado di scegliere tutto, dal numero dei capelli al nostro gusto sessuale e persino al numero dei neuroni che abbiamo in testa: bene, e ora? La bellezza dell’uomo è tutta qui, in questa somma di (un po’ misere) scelte? E non ci sarebbe nulla in più da “scoprire”? La libertà ha bisogno di una verità, di una bellezza per muoversi e questo la scienza – se non si lascia tirare per la giacchetta – lo sa meglio di chiunque altro. E, malgrado tutto, Hawking questo lo aveva capito: anche solo per questo ci mancherà.

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