La parabola di Soros è un po’ quella percorsa dall’Occidente sazio e disperato di oggi: da baluardo contro il totalitarismo a difensore delle peggiori ideologie anti-umane. Ovvero, come chiudersi al pensiero e alla libertà in nome della società aperta…

Necessaria premessa: se credete di leggere un articolo su George Soros dipinto come un Anticristo che si mangia l’Italia, crea l’immigrazione e fa scoppiare rivoluzioni destabilizzanti ovunque nel mondo, rimarrete delusi. Se invece siete interessati ad una critica ragionata alla filosofia di Soros e alla sua attività di filantropo per applicarla nella realtà, allora continuate pure a leggere.

L’obiettivo dell’attività di George Soros è indicato nel nome stesso della sua Fondazione, la Open Society: la società aperta. La società aperta è una delle uniche due possibili condizioni della società, secondo il filosofo Karl Popper, il maggior ispiratore dell’attività filantropica di Soros. Vi può essere una società chiusa, in cui ogni individuo è legato al suo ruolo, i suoi fini sono predeterminati dall’alto, le sue proprietà sono assegnate dai capi. Tutto è finalizzato a uno scopo superiore, religioso o ideologico, conosciuto e perseguito consciamente dai soli vertici della società. Era la caratteristica della tribù, del clan, della società tradizionale divisa in caste e organizzata gerarchicamente, ma anche dei regimi totalitari che sono niente meno che la riedizione della tribù nell’era industriale. Contro la società chiusa si è sempre contrapposta quella aperta, dei mercanti, delle polis democratiche come Atene, dei liberi comuni e delle repubbliche marinare, delle colonie americane, delle moderne democrazie liberali. Nella società aperta conta la persona, non il suo ruolo. E’ la persona che determina i suoi fini e possiede i mezzi per realizzarli. Lo Stato, con annesse istituzioni, è al servizio della persona e non viceversa. Ecco, molti odiano Soros precisamente perché vuole essere un campione della società aperta. In Italia, per esempio, abbiamo il filosofo hegeliano Diego Fusaro che, pur nel suo incomprensibile linguaggio, incanta le folle contro la società aperta per ripristinare lo Stato massimo. Ma anche senza arrivare alla critica filosofica diretta, molti inconsciamente contestano Soros per questo motivo.

Quelli che lo considerano uno speculatore che destabilizza i paesi con le sue losche manovre finanziarie, per esempio, non si rendono conto di risvegliare la leggenda nera nazista sullo speculatore ebreo che rimesta nell’ombra. E’ uno spauracchio usato da chiunque tema la società aperta e soprattutto il suo aspetto più inspiegabile: la creazione del denaro tramite la speculazione, dunque denaro da altro denaro. Molta della propaganda anti-Soros è promossa dai regimi post comunisti, da coloro che avrebbero voluto tenere in piedi le dittature rosse ed ora sono nostalgici del passato sovietico. Nel nome della società aperta, infatti, il miliardario ungherese aiutò i dissidenti del suo paese d’origine a liberarsi del regime. Anche dopo la caduta del Muro, Soros sta aiutando i paesi sottoposti a regimi e governi post-comunisti a liberarsi definitivamente dei vecchi padroni. Ha dunque sostenuto movimenti di dissidenti in Georgia e Ucraina, per dire gli esempi più recenti. E per questo gli ufficiali del Kgb che tuttora siedono ai posti di comando del Cremlino lo odiano e diffondono sulla Open Society la leggenda nera della destabilizzazione globale: la Fondazione sarebbe dietro ad ogni guerra o rivoluzione del mondo.

Però, man mano che ci si allontana dalla missione originaria (la liberazione di intere società dalla morsa totalitaria), anche la missione della Open Society è diventata sempre più contraddittoria. C’è la lotta per l’immigrazione, a favore di Ong e movimenti politici che vogliono trasferire le decisioni in merito all’immigrazione e all’integrazione dal livello nazionale (dunque: l’unico democratico) a quello sovranazionale (dunque: burocratico). Poi c’è la lotta contro l’islamofobia, quindi una serie di iniziative volte a tacitare le voci più critiche nei confronti dell’Islam. Ma non la propaganda all’odio diffusa da imam radicali contro cristiani ed ebrei? Poi la guerra aperta alla xenofobia. Che non è solo il razzismo conclamato, ma anche l’insieme dei partiti politici che vogliono, ad esempio, il controllo del governo nazionale sulle frontiere nazionali. Però non il razzismo delle popolazioni immigrate che fra loro si odiano. C’è la battaglia per la promozione dei diritti Lgbt, che è sostanzialmente una battaglia che promuove l’accettazione sociale dei matrimoni e delle adozioni gay, ma proprio per questo passa necessariamente attraverso la censura di tutte le posizioni considerate “omofobe”. Soprattutto quelle sostenute dai conservatori cristiani, mentre sull’omofobia (conclamata e violenta) islamica c’è meno da dire: colliderebbe con la campagna contro l’islamofobia. Infine, ma non da ultima, la battaglia per il diritto all’aborto, che passa necessariamente dalla censura di tutte le iniziative pro-vita e contro l’aborto. Dunque la scelta della madre è considerata un diritto, ma la vita no. E nessuno ha diritto di difendere la seconda per non limitare la prima.

Perché Soros è partito da Popper per approdare a questa accozzaglia di battaglie contraddittorie e tutte più o meno liberticide? Perché è cascato nella trappola della tolleranza degli intolleranti. Per difendere la società aperta dai suoi nemici, Karl Popper sosteneva che si dovesse essere intolleranti con gli intolleranti. Oggi chi è il vero intollerante? Lo jihadista che predica lo sgozzamento di ebrei e cristiani o il nazionalista europeo che vuole espellerlo dal suo paese? Il saggio indica lo jihadista, ma Soros guarda il dito. E quindi condanna come “intolleranti” tutti coloro che stanno combattendo contro gli intolleranti. Per questo va contro il senso comune, si indigna e chiede misure sempre più autoritarie. Quindi: viva le burocrazie contro le democrazie nazionali, viva il controllo internazionale delle frontiere contro il parere dei locali, viva la difesa delle minoranze (anche quelle più aggressive) contro il voto e il parere della maggioranza, no ai social network incontrollati, che magari permettono la circolazione di discorsi intolleranti, no al denaro non tassato e no alle cripto-valute che magari vanno a sussidiare attività contrarie al bene collettivo. Tutto questo ha un nome: è la società chiusa. E Soros sta finendo col promuoverla.

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