QUINTA PUNTATA DELL’INCHIESTA SUL VOTO CATTOLICO. Abbiamo intervistato Fabio Torriero – giornalista e esperto in comunicazione candidato alle prossime elezioni per il Popolo della Famiglia – per chiedergli le ragioni culturali della battaglia politica del suo partito. [A cura dei siti Pepe , The Debater e La Baionetta ]

Dottor Torriero, valeva la pena far nascere il Popolo della Famiglia (PDF)? Qual è il contributo che il PDF porta alla cultura e potrebbe portare alla politica italiana ed europea?

Ne valeva certamente la pena. Al di là del risultato del 4 marzo, che noi auspichiamo positivo (ossia, il raggiungimento della soglia del 3% e quindi, la formazione di una cospicua pattuglia omogenea di credenti in parlamento), il processo storico di sensibilità antropologica è comunque iniziato e non si fermerà. Il contributo che porta il Popolo della Famiglia è innanzitutto politico. Ma la sua battaglia non può non determinare anche una grande rivoluzione culturale. Puntare sulla famiglia vuol dire far rinascere i valori e l’economia. L’Italia può diventare un modello storico alternativo, basato sul primato del diritto universale a nascere, sul diritto di un figlio ad avere un padre e una madre, sul diritto dei malati dei piccoli e degli anziani a non essere lasciati soli, sulla centralità della famiglia. Sto parlando dei principi non negoziabili che dovrebbero essere la base di una comunità umana organizzata. Così in Italia e cosi pure in Europa, visto che la Ue ha rinunciato a fondare il suo dna (il preambolo della Costituzione) sulle radici cristiane, partendo unicamente da quelle illuministe.

Crede che dopo il 5 marzo, qualsiasi risultato raccolgano Popolo della Famiglia e Comitato Difendiamo i Nostri Figli, sarà possibile un’esperienza di riavvicinamento e condivisione tra di essi?

Non ci sarà un riavvicinamento perché non c’è stato un allontanamento. Si tratta semplicemente della presa d’atto di due strategie totalmente diverse. Il Cdnf ha esaurito la sua funzione. Era legato alla contestazione di piazza di leggi contrarie al diritto naturale e ora inserisce alcuni suoi esponenti nelle liste di quei partiti del centro-destra, che per Gandolfini possono ancora svolgere un ruolo positivo. Chi invece – tra gli altri responsabili del Cdnf (Mario Adinolfi, Gianfranco Amato, Nicola Di Matteo) – ha dato vita al Pdf, pensa che, al contrario, un soggetto politico unitario sia più efficace per rispondere a quella società radicale di massa che si sta imponendo alla velocità del turbo grazie ai provvedimenti approvati (divorzio breve, unioni civili, biotestamento) e da approvare (gender nelle scuole, liberalizzazione delle droghe, adozioni gay, matrimoni egualitari).

Io penso che la posizione del Cdnf sia insufficiente ed estremamente pericolosa. Per due ragioni. Primo, consigliare i partiti che hanno tradito il Family Day è un errore (basta ricordare come si sono comportati alla Camera e al Senato quando si è votato per le suddette leggi). Secondo, senza una traduzione politica il Family Day rischia di trasformarsi in un’eterna occasione mancata. Una sorta di ruggito del topo, frustrato e impotente. A cosa è servita la grande mobilitazione del Circo Massimo contro la Cirinnà, subito tradita dai cosiddetti cattolici nei partiti? A nulla? Molto meglio l’opzione Pdf.

Inoltre, siete consapevoli che occorrerà lavorare non solo per “mantenere sani” i rapporti con il Comitato DNF e le altre forze disposte a fare la strada insieme a voi, bensì anche per costruire un fronte della vita, che sappia rappresentare i principi e i valori universali importanti per tutti gli uomini dotati di buon senso comune, cattolici e non?

Ripeto, sono due visioni opposte. Se diverranno o torneranno complementari non so dirlo. Per ora c’è un’urgenza, una priorità epocale. Siamo in una repubblica parlamentare e le cattive leggi fanno costume, rovinano la società e la vita dei nostri figli. Mi sembra che la strategia politica del Pdf sia più seria. L’altra, movimentista o associativa, gioca troppo sul lungo periodo. Per carità, ognuno la pensa come vuole. Certamente il nemico è lo stesso. Le categorie destra e sinistra sono morte, le ideologie ottocentesche finite; l’unico vero bipolarismo oggi è tra bene e male, falso e vero, verità ed errore, cultura della vita e della morte. Rendiamocene conto. Chi resta dentro le categorie del novecento (cattolici liberali, cattolici conservatori, cattolici progressisti), sta fermo. Il pensiero unico laicista, nella sua esplicazione legislativa, va bloccato subito. E lo si fa col voto, non nei salotti o con la mera raccolta di firme e petizioni.

Lei è un esperto di comunicazione e si è occupato molto della formazione culturale e politica dei militanti del PDF. Quali autori e opere “di pensiero forte” consiglierebbe a cattolici e non cattolici di buona volontà? E a riguardo dei soli cattolici, quanto ritiene fondamentale la loro unità culturale e teologica?

Per quanto riguarda i cattolici, suggerisco Edith Stein, che dà un grande contributo a ricomporre la diaspora tra cattolici della morale e cattolici del sociale, tra cattolici della verità e cattolici della misericordia, che oggi possiamo declinare nel falso scontro tra “muri” e “ponti”. La Stein diceva che non c’è verità senza amore, ma non c’è amore senza verità. Per il disegno antropologico consiglio a tutti i libri di Marcello Veneziani, specialmente Tramonti, nel quale centra perfettamente la crisi del cristianesimo oggi e offre degli spunti per risalire la china. Poi, tutti i libri di Bernanos.

Ha anche scritto un interessante libro: “Il futuro dei cattolici in politica. Dalla DC al family day, la sfida alla società radicale di massa”. Ce ne può parlare brevemente? Sbaglio o nel titolo è presente un riferimento ad Augusto Del Noce?

Un grande maestro. Il termine poi, è stato perfezionato da Pasolini nei suoi libri Scritti Corsari e Lettere Luterane. Si tratta di autori profetici. Il 1974 non ha visto la vittoria del divorzio come vittoria dei diritti civili, ma dei diritti del consumatore: il perfetto consumatore non può non essere – dicevano – un perfetto divorzista e abortista. I due giganti hanno unito l’influenza malefica del modello economico liberista, il dominio della tecnica e il libertarismo del ’68. Un mix esplosivo che ha partorito i mali della società attuale.

Nel mio libro opero una riflessione generale sulla crisi della modernità illuminista, da cui nascono l’apolide (l’etno-sostituzione, senza identità storica, culturale, religiosa), il precario (senza un’identità lavorativa e sociale), il liquido (senza un’identità sessuale e biologica). Dopo il fallimento dello schema-Ruini (i cattolici nei partiti), c’è da riprendere e attualizzare il lascito del Ppi di don Sturzo e del Family Day per preparare la Solidarnosc italiana.

1 commento

  1. “diritti del consumatore: il perfetto consumatore non può non essere – dicevano – un perfetto divorzista e abortista. I due giganti hanno unito l’influenza malefica del modello economico liberista, il dominio della tecnica e il libertarismo del ’68”.

    Risposta sbagliata: il materialismo edonista consumista pornofilo non deriva dal “liberismo” (che è una maniera per calunniare la libertà, che è il più grande dono di Dio all’uomo) ma dal materialismo dialettico marxista, che fa dell’uomo un corpo che ha solo esigenze corporee. Con quale pudore si può citare come proprio punto di riferimento proprio Pasolini, cioè uno che tuonava contro “la società dei consumi” e intanto consumava con voluttà marxista i corpi dei giovani sbandati che andava a rimediare nelle borgate romane, fin quando uno di questi giovani non gliela fece pagare? E se vi fa tanto schifo la libertà economica, allora evitare di leggere la Summa: quando vi accorgete che San Tommaso gettava le basi del “liberismo” economico (libertà di impresa, libertà di commercio e libertà di consumo) potrebbe pigliarvi un colpo. E se per voi il fatto di consumare merci è sempre e comunque “consumismo”, allora non lamentatevi quando i consumi calano, le fabbriche chiudono e i padri di famiglia finiscono su una strada.

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