Ragionando in modo astratto, anche chi non crede in Cristo può difendere la vita sempre, ma nella realtà questo accade molto raramente. Perché l’uomo si muove solo per un interesse (cosa che, a ben vedere, non è affatto un male).

Un messaggio su twitter, parlando della faccenda Alfie Evans, qualche giorno fa chiedeva: ma come è possibile che ci siano praticamente solo credenti a combattere certe battaglie? E sosteneva che dovrebbe essere una battaglia di tutte le persone di buona volontà.

Sono d’accordo. Ma pur dicendo questo, sospetto che in questa idea ci siano degli errori di fondo.

Intanto, una persona entra in azione se percepisce che qualcosa è per il suo interesse. Se non per il suo interesse immediato, per qualcosa di più alto: giustizia, bellezza, verità. Il caso in discussione rientra in questa categoria: è percepito come una orrenda ingiustizia che un bambino sia trattenuto pretestuosamente a morire, oltre quanto vogliono i suoi genitori e i fatti.

Ma questo è valido solo se riteniamo la persona più importante dello Stato e del denaro. E’ un punto di vista non banale ed unico al mondo, caratteristico di quel tipo di civiltà che possiamo chiamare cristiana. Non la troveremo al di fuori di essa. Che possa essere messa in dubbio in un paese formalmente cristiano è significativo.

Badate, con “azione” non intendo “discutere” o “commentare”; e neanche tutto ciò che potrebbe essere simile al tifo per una squadra o un partito, un passatempo, essere fan di qualche personaggio. E’ mettersi completamente in gioco. Spero che la differenza sia chiara.

E questo ci porta a considerare gli errori.

Il primo è pensare che la buona volontà possa sostenersi da sola, in assenza di una ragione costitutiva che la sostenga. Non è così: lo vediamo quotidianamente, e in questo caso è ancora più eclatante. Solo pensare che ci sia qualcosa più in alto può indurre qualcuno a sollevarsi e volare.

Il secondo è che questi valori condivisi tra gli esseri umani – verità, giustizia, bellezza – possano prescindere dalla loro fonte. Sì, tutti gli uomini li hanno, ma non per caso. Non nascono come mosche da un pezzo di carne, per generazione spontanea, come pensavano gli antichi. Hanno una fonte, e quella fonte è ognuno di quei valori in forma pura. La nostra civiltà le dà un nome, e quel nome è Dio.

Il terzo è che possa muoversi pure chi non crede che il bene e il male esistano. Un combattimento è contro qualcuno o qualcosa di ben definito. Se no, che senso avrebbe combattere? La definizione stessa implica una scelta precisa, che chi nega l’esistenza di un altro piano di realtà non può semplicemente giustificare.

Ecco perché ci sono solo quasi credenti a combattere. Perché la vicinanza alla fonte della vita fa ritenere preziosa ogni singola vita, e dà loro l’impulso di muoversi per essa. Certo, ci sono anche atei e agnostici che si battono. Perché non hanno ancora compreso che anche loro credono.

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