I cattolici tradizionalisti sanno che Vladimir Putin è una specie di dittatore ma non se ne dispiacciono troppo. Trovano infatti che, in linea di principio, una società dittatoriale in cui i gay non possono sposarsi sia preferibile ad una società democratica in cui i gay possono sposarsi, adottare e tutto il resto. Ma se dal loro punto di vista qualunque dittatura è accettabile se difende la famiglia, allora negli anni Trenta avrebbero dovuto trovare accettabile il nazismo. Infatti il welfare nazional-socialista incoraggiava e sosteneva economicamente la maternità, mentre di matrimoni e adozioni gay nemmeno a parlarne: le SS prima mettevano un triangolo rosa attorno al braccio di ogni omosessuale e poi lo spedivano nei lager.

In effetti, c’è da sospettare che a molti tradizionalisti non dispiacerebbe se lo stato vietasse l’omosessualità praticata (sodomia) e mandasse gli omosessuali, se non nei lager, almeno in galera. In pratica, essi disconoscono la distinzione fra peccato e reato, che è centrale nella dottrina e nella cultura cattolica. Inoltre, faticano a capire che l’obbligo di condannare il peccato non esime dall’obbligo, più urgente, di amare il peccatore, perché peccatori lo siamo tutti. Questo il senso del richiamo di papa Francesco: «Chi sono io per giudicare?». Per questo e per altro papa Francesco è inviso ai tradizionalisti.

I tradizionalisti hanno ragione a non poterne più della dittatura gay-gender, che è stata progressivamente, silenziosamente, edificata e consolidata da poteri occulti nella nostra società. Ormai funziona a pieno regime una sorta di “tribunale del popolo” gay-gender. Se solo dici in pubblico “voglio la mamma”, ti marchia con la lettere scarlatta “O” di omofobia e fra un poco ti sbatte in galera (vedi il trattamento riservato a Mario Adinolfi e Costanza Miriano de La Croce). Ma non si combatte una dittatura con un’altra dittatura. La dittatura gay-gender non la si combatte con lo zarismo autoritario ma con il liberalismo. Non la si combatte eliminando la libertà ma aumentando la libertà. Infatti, il primo requisito per combattere contro qualcosa è essere liberi di combattere.

Nello specifico, non si combatte contro la dittatura gay-gender togliendo la libertà ai gay (senza dimenticare che non tutti i gay sono favorevoli all’ideologia gay-gender) ma assicurando a tutti la libertà di esprimere la propria opinione: anche a coloro che combattono contro l’ideologia gay-gender. Non vale mai la pena mettersi in casa un dittatore. Infatti, il dittatore toglie ogni libertà a tutti: non solo ai paladini dell’ideologia gay-gender (e di qualunque altra ideologia che non ci piaccia), ma anche a noi. Non a caso, negli Usa e in Europa ci sono movimenti popolari pro-life e anti-gender molto estesi e molto attivi (fra cui il francese Manif pour tous), mentre in Russia, se ce ne sono, sono troppo modesti per fare notizia. La ragione più probabile è che i russi non si sono ancora abituati alla libertà, ancora non sono riusciti a sviluppare la capacità di prendere posizione di fronte alle grandi questioni e di agire in prima persona. D’altra parte, adesso di libertà ne hanno più di quanta ne avessero ai tempi dell’Urss, ma ne hanno comunque meno di quanta ne abbiamo noi. E non sembra che la carenza di libertà li rattristi più di tanto. In effetti, la libertà non è comoda: ti costringe a prendere sempre posizione, ad assumerti delle responsabilità, ad agire in prima persona. Il mondo è pieno di persone che preferiscono mettersi comode e demandare ogni responsabilità all’uomo forte che sta al potere: “Pensaci tu, sbattili tutti in galera!”.

Anche i cattolici tradizionalisti desiderano mettersi comodi. Stanchi della libertà, sognano un dittatore “giusto” che fa le cose giuste e credono che Putin faccia al caso loro. Il problema è che, in un regime antidemocratico, ti può capitare il dittatore “giusto” ma ti può anche capitare il dittatore “ingiusto”. E se ti capita quello “ingiusto”, non puoi mandarlo via. Sicuramente Obama non è un buon presidente dal punto di vista cristiano: promuove l’aborto, appoggia la lobby gay-gender eccetera. Ma un Obama sta al potere solo quattro anni. Al termine del mandato, può essere detronizzato dalla maggioranza democratica. E se viene rieletto, dura al massimo altri quattro anni. Invece un dittatore come Putin te lo devi tenere finché vive, e non è detto che sia “giusto”. […]

Sul Vangelo avevano letto che le cose di Dio e le cose di Cesare devono restare separate e quindi presero precauzioni perché mai potessero avvicinarsi. Se i fedeli delle varie chiese americane hanno sempre cercato di avere la massima indipendenza dal potere politico, invece i russi ortodossi hanno sempre cercato di appoggiarsi al potere politico. Non sono mai riusciti a capire che, quando il potere spirituale si appoggia al potere temporale, è il secondo a controllare il primo, non viceversa. Dopo la parentesi comunista, in Russia i due poteri tornano ad avvicinarsi pericolosamente.

Tagliamo corto: libertà, democrazia e laicità sono valori cristiani. Dal momento che in Russia non c’è né abbastanza libertà né abbastanza democrazia né abbastanza laicità, mentre negli Usa ce n’è più che in ogni altra parte del mondo, un cristiano per principio non può preferire la Russia agli Usa. Oltretutto, sembra che la Russia post-comunista e neo-zarista di Putin si sia data la missione di combattere contro questi sacri valori cristiani nel nome di un cristianesimo immaginario, direi perfino pagano. Nella visione di Alexander Dugin, ideologo del regime di Putin, la Russia è chiamata dalla Storia a svolgere il ruolo di leader all’interno di una futura civiltà asiatica che dovrà combattere contro quella occidentale. Se la seconda si basa sul valore della libertà individuale, invece la prima si baserà sul collettivismo totalitario. In sostanza, Dugin aggiorna la vecchia visione sovietica (collettivista, totalitaria) verniciandola di Cristianesimo ortodosso. […]

Stare dalla parte della Russia di Putin contro gli Usa significa stare dalla parte del totalitarismo politico contro libertà, democrazia e laicità. Per i cattolici, significa stare dalla parte di un cristianesimo scismatico, potenzialmente eretico, contro la Chiesa. Il futuro della Chiesa è negli Usa, dove il numero dei cattolici è in costante crescita grazie soprattutto all’immigrazione dal Messico. E dal momento che sono la nazione più occidentale ossia più cristiana della terra, gli Usa hanno non il diritto ma il dovere di contrastare con tutti i mezzi, anche quelli militari, l’avanzata delle potenze oscurantiste: Russia, Cina e paesi islamici. God bless America.

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