Perché il pensiero anti-cattolico convince tanti cattolici? Perché hanno perso quel magnifico sistema immunitario che è la cultura.

In Italia il partito comunista era quasi una “chiesa” antagonista alla Chiesa cattolica. Invece il partito della democrazia cristiana era l’antagonista solo apparente del partito comunista. Più che anticomunista, la Dc era cattocomunista come gran parte del mondo cattolico. Il cattocomunismo non era una spiritualizzazione del comunismo ma una corruzione materialistica del cattolicesimo.

Se all’inizio trovavano che il marxismo andava bene solo per risolvere alcuni urgenti problemi sociali, non certo per portare il paradiso in terra, col tempo molti cattolici si sono convinti di poter avere sul serio, oltre al paradiso in cielo, anche la perfetta giustizia e la perfetta pace in terra. Tuttavia la perfetta giustizia e la perfetta pace in terra sono e restano utopie ovvero sogni irrealizzabili. Per una qualche misteriosa legge fisica, non appena entrano a contatto con la realtà i sogni utopici si trasformano nei peggiori incubi. Il tentativo comunista di eliminare la povertà e le disuguaglianze ha prodotto l’uguaglianza nella povertà e nella schiavitù per milioni di uomini. Se i disastri prodotti dal marxismo sono fin troppo noti a tutti, invece non tutti sono disposti ad ammettere che anche il pacifismo ha prodotto solo e sempre disastri. Due soli esempi: ritardando l’entrata in guerra degli alleati contro Hitler, i pacifisti hanno prolungato le sofferenze dell’Europa; screditando irrimediabilmente l’intervento americano in Vietnam agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, i pacifisti hanno favorito l’ascesa del regime comunista che da trent’anni massacra i vietnamiti (cosa di cui i media di sinistra ci tengono accuratamente all’oscuro).

Il fondamento del pensiero utopico va cercato nell’illuminismo: “Il pensiero del peccato originale è l’avversario comune, a combattere il quale si uniscono i diversi indirizzi della filosofia illuministica. Troviamo il Hume a fianco del deismo inglese come il Rousseau a fianco del Voltaire” (E. Cassirer, La filosofia dell’illuminismo). In termini cristiani il peccato originale è quella misteriosa debolezza che impedisce all’uomo di essere pienamente buono. Invece in termini illuministi l’uomo è cattivo non a causa di una debolezza interna ma a causa di problemi esterni: sociali, economici, ambientali eccetera. In termini comunisti basta migliorare l’organizzazione sociale ed economica per rendere gli uomini incapaci di egoismo. In termini pacifisti, basta un poco di comprensione reciproca (col dialogo, le mediazioni, le trattative…) per rendere gli uomini incapaci di violenza. L’utopia è il progetto della società perfetta in cui l’uomo, non avendo problemi di alcun tipo, è naturalmente buono. Attaccati dal pensiero anticattolico come da un virus, neanche i cattolici riescono più a concepire che l’uomo scelga il male semplicemente perché lo vuole e perché è debole di fronte alla seduzione del male, che nessuna organizzazione sociale potrà mai guarire l’uomo da quella malattia che la Bibbia chiama peccato originale.

Si impone allora una domanda: come ha potuto il pensiero anticattolico penetrare con tanta facilità nella mente dei cattolici? Probabilmente perché i cattolici hanno perso quel formidabile sistema immunitario contro le menzogne che è l’intelligenza. I cattolici assorbono passivamente il pensiero degli altri, senza neppure averlo compreso, perché non hanno più un pensiero proprio. Malgrado alcune luminose eccezioni, i cattolici contemporanei non producono cultura perché disprezzano profondamente la cultura (atteggiamento già deplorato, per dirne solo alcuni, da Jacques Maritain, don Giuseppe De Luca, don Rosmini). Nessuno conosce il pensiero dei Padri della Chiesa e la storia della Chiesa meno dei cattolici; nessuno più dei cattolici crede alle favole, inventate dagli illuministi, sul Medioevo oscurantista, le crociate genocide, le inquisizioni sadiche e i falò di carni umane. Fermamente convinti che, a parte san Francesco, i cattolici dei secoli passati non si occupassero d’altro che di seviziare e uccidere, con più ferocia dei talebani, chiunque non andasse loro a genio, i cattolici contemporanei sotto sotto si vergognano di essere cattolici. Per questo cominciano a pensare che il cattolicesimo dovrebbe liberarsi dalla Chiesa cattolica e fondersi col comunismo e tutte le altre religioni in un’unica grande religione dell’utopia il cui simbolo non è la croce ma l’arcobaleno. Sorprendente constatare come molti cattolici non siano capaci di resistere alla seduzione di questo falso ecumenismo tinto di comunismo, alibi della vergogna, semplicemente perché non leggono nulla. Sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino e gli altri padri della Chiesa, gente che leggeva e scriveva molto, si stanno sicuramente rivoltando nella tomba.

L’effetto più macroscopico dell’incultura dei cattolici è senz’altro il pacifismo ad oltranza. La non-violenza è diventata, senza il consenso del Santo Uffizio, una sorta di nuovo dogma cattolico mentre l’indù Ghandi è venerato quasi come un santo del calendario. L’unico problema è che, se ha ragione Ghandi, molti veri santi del calendario hanno torto: san Luigi re (morto combattendo in Tunisia), san Nicasio (cavaliere templare decapitato alla presenza del Saladino per non abiurare la sua fede), santa Giovanna d’Arco (eroina della guerra dei Cento Anni), san Marco d’Aviano (monaco cappuccino che guidò le armate cristiane nella guerra contro i turchi che assediavano Vienna nel 1683) per dirne solo alcuni. Se ha ragione l’indù Ghandi allora i Padri della Chiesa, che hanno sempre insistito sulla necessità delle guerre giuste, hanno torto. Per una volta, bisogna dare ragione ad un vecchio democristiano come Cossiga: “Il Dio degli ebrei e dei cristiani – e noi siamo cristiani perché Gesù e Maria furono ebrei – è giustamente appellato il ‘Dio degli eserciti’. (…) È che nel mondo cristiano, e soprattutto in alcune organizzazioni del cosiddetto volontariato cattolico, si è forse quasi inserita la semieresia del ‘pacifismo’ come valore umano e cristiano preminente, che è cosa ben diversa dalla pace, che è la tranquillità nell’ordine, ma nell’ordine giusto e non in un qualunque ordine, e per stabilire o ristabilire il quale è talvolta necessaria quella guerra che da Agostino a Tommaso, da Molina a Suarez, all’insegnamento costante del magistero della Chiesa, può non solo essere una guerra giusta, ma, come nel caso dell’ingerenza umanitaria e in generale della tutela degli stati e dei popoli più deboli, addirittura moralmente doverosa” (F. Cossiga, “Il Dio degli eserciti resti nella Bibbia”, Corriere della sera, 22\5\02). Dal momento che si fonda sulla negazione utopica della violenza come conseguenza inevitabile del peccato originale, la non-violenza si porta dietro pure una svalutazione della passione con cui Cristo ha redento l’uomo dal peccato. In effetti i catto-pacifisti che vorrebbero passare la scolorina sui brani “guerrafondai” delle Scritture, sono gli stessi cui ripugna la carne martoriata, tanto poco spirituale, del Cristo di The Passion.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here