Pace, progresso, uguaglianza: ecco le 3 parole – nate nel Cristianesimo e poi capovolte – intorno a cui ruota quella religione mondiale molto laica e poco liberale chiamata “Politicamente Corretto”. 

‹‹L’Occidente, che non ha una censura, opera tuttavia una selezione ostinata, separando le idee alla moda da quelle che non lo sono, e sebbene queste ultime non cadano sotto la mannaia di alcun divieto non possono esprimersi veramente››. Lo diceva Aleksandr Solzhenitsyn nella metà degli anni ’70 negli Stati Uniti. Solzhenitsyn sapeva bene di cosa parlava. Era stato lui a denunciare per primo l’orrore dell’arcipelago dei gulag, i campi di concentramento sovietici, dove finivano internati, e spesso ci morivano, anche i prigionieri di coscienza, rei solo di avere un pensiero non allineato con quello del regime. Riparato in Occidente, per Solzhenitsyn è arrivata una doccia fredda: il mondo libero è sempre meno libero. Anche se non si finisce nel gulag (quindi il mondo libero resta infinitamente meno violento), si viene però ostracizzati, non si fa carriera, non si pubblica nulla, il proprio pensiero resta in un cassetto. E le ragioni di questa censura informale erano esattamente le stesse dell’Urss.

Solzhenitsyn non lo dice apertamente, ma lo fa intuire chiaramente: è emarginato chi si oppone alle idee di pace, progresso e uguaglianza, le idee ufficiali del regime sovietico (che le implementava con guerra, lavori forzati e repressione) accettate per buone anche nelle democrazie occidentali. Pace, progresso e uguaglianza sono i tre principi su cui ruota tutto il politicamente corretto. Dopo la fine della guerra fredda, la censura informale di cui parlava Solzhenitsyn è diventata ancora più esplicita, si è politicizzata, ha creato addirittura le sue leggi e le sue istituzioni. Pace, progresso e uguaglianza sono concetti cristiani. Sono stati pian piano adottati dal pensiero progressista e trasformati in una religione parallela, “laica”.

Pace: l’evangelico “porgi l’altra guancia”, scelta coerente e personale, è stato trasformato in un sistema. In questo sistema si auspica uno Stato unico mondiale che ponga fine al conflitto livellando tutti i corpi intermedi. Gli Stati sovranazionali continentali (come l’Unione Europea), i trattati internazionali, i confini aperti all’immigrazione, sono dunque da intendersi come i primi mattoni dell’architettura mondiale. Sono promossi tutti quei programmi che mirano a dissolvere i corpi intermedi che si frappongono fra l’individuo e lo Stato internazionale: dunque la famiglia, la comunità religiosa, l’identità regionale o nazionale, se non sono conservati come mero folklore, sono considerati pericolose forze della reazione.

Progresso: anche questo è un principio di derivazione cristiana. La resurrezione di Gesù segna il punto di inizio di un percorso dell’umanità verso la salvezza, una visione della storia opposta rispetto a quella dei cicli continui (ascesa, invecchiamento, caduta, rinascita), tipica dei popoli pre-cristiani. Ma quel che nel cristianesimo è un concetto metafisico (la salvezza a cui si tende è ultra-terrena), nel pensiero progressista è terreno. Il discorso che si accetta è che la storia dell’umanità abbia un senso, un corso, scientificamente dimostrabile e guai a chi cerca di procedere nel senso opposto. L’idea di un’umanità unita nella pace sotto un unico Stato mondiale è dunque vista come “ineluttabile”, puoi solo cercare di assecondare il corso “naturale” degli eventi, oppure accettare di essere “anti-storico”, di finire, come minacciava il marxista Lev Trockij, nella spazzatura della storia.

Uguaglianza: è chiaro che la pace e il progresso servono lo scopo principale di tutti i movimenti progressisti, che è e resta l’uguaglianza. Anche questo è un principio cristiano: tutti siamo mortali e uguali di fronte a Dio. Ma nel Vangelo, parabole come quella dei talenti spiegano chiaramente che Dio ci ha creato differenti e differenti rimaniamo a seconda di come agiamo (ad alcuni fu dato tanto, ad altri poco, alcuni fanno fruttare tanto, altri niente). L’uguaglianza dei progressisti, al contrario, è livellamento. Nella versione soft, democratica, è il tentativo di livellamento delle opportunità, tramite leggi approvate da parlamenti progressisti. Nei sistemi totalitari, invece, si arriva al livellamento duro, con espropri proletari e collettivizzazioni forzate. L’uguaglianza, nell’ultimo mezzo secolo, si è estesa ben oltre il regno umano. Si tende all’uguaglianza dei diritti fra l’uomo e l’animale (anti-specismo), all’uguaglianza fra l’uomo e l’ambiente naturale che lo circonda (ambientalismo). Si va oltre la conservazione dell’ambiente, al concetto cristiano anche qui, della custodia del creato. Si arriva a dire che l’uomo è parte dell’ecosistema e non può in alcun modo ritenersi superiore alle altre specie. Sarebbe un errore scambiare il politicamente corretto per semplice gentilezza. Il politicamente corretto non è gentile, non indossa il guanto di velluto: è un programma rivoluzionario. Come tutte le rivoluzioni, come diceva Lenin, deve fare una frittata rompendo un bel po’ di uova. Come tutte le rivoluzioni che si ripropongono di cambiare la natura dell’uomo è destinata a fallire. Ma nel frattempo farà tanti danni.

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