I DATI

Il suicidio è in Europa la prima causa di morte tra i giovani fra i 25 e i 34 anni.

(www.estense.com, 24 febbraio 2014)

Sempre in Europa, è la seconda causa di morte tra i ragazzi fra i 15 e i 19 anni.

Tali stime potrebbero lievitare ulteriormente se si tenesse conto dei tanti suicidi fatti passare come incidenti stradali o domestici, per un trend mondiale che raggiunge, tra i giovani, la soglia del 20%.

Non fa eccezione l’Italia, dove ad oggi il suicidio giovanile rappresenta, tra i giovani sotto i 21 anni, la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, mentre i suicidi adolescenziali costituiscono il 10% dei circa 4000 suicidi totali che si consumano ogni anno. Alcuni soffrono di gravi disturbi psichiatrici, altri di dipendenza (alcool/droghe), altri di gravi malattie, ma la stragrande maggioranza è formata da ragazzi che soffrono di gravi malesseri esistenziali. Nel 2010 sotto i 25 anni (dati Istat 2012) sono 138 i casi di suicidio giovanile accertato: 111 maschi e 27 femmine, con un tasso totale di suicidio del 5,1 su 100mila ragazzi.

(www.controcampus.it, “Suicidio Giovanile e Adolescenziale”, 24/08/2013)

La percentuale di suicidio tra i giovani è triplicata negli ultimi 30 anni. Alcuni sondaggi mostrano che circa il 40% degli studenti di scuole secondarie hanno preso in considerazione il suicidio in qualche occasione, più o meno seriamente.

Gli esperti rilevano che la maggioranza dei giovani che tentano di suicidarsi ne hanno parlato in precedenza. Il ricorso all’alcool è riscontrato in circa la metà di tutte le vittime di suicidio giovanile.

(www.psichiatriabrescia.it, “Depressione ed adolescenti”)

Negli USA, circa 75 persone si suicidano ogni giorno. Il suicidio rappresenta il 10% delle cause di morte nei soggetti tra i 25 e i 34 anni e il 30% di quelle tra gli studenti universitari. È inoltre la seconda principale causa di morte tra gli adolescenti. L’aumento costante dei suicidi nell’adolescenza nel corso degli ultimi 10 anni è dovuto principalmente a un aumento dei suicidi nel sesso maschile, che sono più che raddoppiati. Oltre il 70% dei soggetti che si suicida ha più di 40 anni e l’incidenza sale nettamente tra i soggetti oltre i 60 anni, soprattutto di sesso maschile. Circa il 65% dei soggetti che tentano il suicidio ha meno di 40 anni.

(Manuale Merck, capitolo sui Disturbi psichiatrici)

E’ stato condotto uno studio su 109 Paesi, da cui è risultato che nel 2012 sono morti 1 milione e 300 mila adolescenti e la terza causa di morte è stata il suicidio (soprattutto ragazze tra 15 e 19 anni).

(Fonte: Il Fatto Quotidiano, 14/05/2014)

Il 40% dei ragazzi che non riesce a suicidarsi e non riceve un trattamento adeguato fa un secondo tentativo.

(Fonte: OMS, dati 2005)

Nel 2012 sono stati registrati 40.600 suicidi negli Stati Uniti (ovvero, circa un suicidio ogni 13 minuti).

(American Foudation for Suicide Prevention)

Nel 2001 sono stati riportati 3.971 casi di suicidio accertato tra gli adolescenti americani (età tra 15 e 24 anni). Di questi, l’86% erano maschi e il 14% femmine. Nel 2001, le armi da fuoco sono state utilizzate nel 54% dei casi di suicidio giovanile.

(www.TeenHelp.com)

LE POSSIBILI CAUSE

Dati che raccontano un disagio generazionale senza precedenti. I disturbi psichiatrici centrano statisticamente poco. Gli adolescenti italiani, non sono soddisfatti, soffrono di un’infelicità profonda, arrivando spesso a coltivare come unico sogno quello di rompere con una realtà ostile, in segno di protesta.

Suicidio Giovanile e famiglia

Il fattore più incisivo nello sviluppo della condotta suicida rimane ancora una volta la famiglia. Successi ed insuccessi dello sviluppo adolescenziale dipendono non solo dai cambiamenti che gli adolescenti compiono ma anche da quelli che i genitori, se attenti, attraversano insieme ai figli. I giovani italiani sono spesso prigionieri di situazioni familiari ad alto coefficiente patogeno. Assenza di coesione ed integrità del nucleo, ostilità o indifferenza reciproca tra i genitori e dei genitori rispetto ai figli, condotte affettivi anomale, problemi di comunicazione, scarso ascolto e sostegno da parte dei genitori, eccessiva rigidità dei ruoli, cancellazione delle differenze generazionali, trascorsi di alcolismo e precedenti “esperienze“ suicidi in famiglia sono i principali fattori di rischio. I giovani per diventare adulti responsabili, insorgono gli specialisti, devono imparare a prendere le distanze da mamma e papà. Ma spesso, denunciano, i loro genitori si comportano peggio di loro: si rifiutano di invecchiare, si comportano da adolescenti capricciosi, accompagnano i figli nello sballo. I giovani hanno bisogno di certezze. E la prima certezza è che gli adulti sono lì ad aggiustare il tiro, a temperare i loro eccessi.

Suicidio Giovanile e società

La spiegazione più immediata, e forse la più vera, va ricercata nell’ormai evidente assenza di un quadro valoriale forte. Succede così che i nostri giovani vivano e condividano sempre più diffusamente un senso di precarietà etica tangibilissima, figlia di una realtà sovraccarica di stimoli ma povera di certezze. L’adolescenza è l’età del no, ma i nostri giovani hanno dimenticato come si fa. Ripetono gli esperti. Un’esasperata ricerca di gratificazione di bisogni insostenibili, quelli predicati dalla società dell’immagine e dei consumi, che mette l’adolescente di fronte alla sua personale inadeguatezza rispetto ad una cultura che promette tanto ma mantiene poco, maledettamente inconsistente.

Suicidio Giovanile e bullismo scolastico

Altro fattore chiave è quello sociale. È difficile per il giovane non tenere conto del giudizio dei coetanei che, quando porta all’emarginazione, ingenera una sofferenza che può sfociare in atteggiamenti di chiusura e ripiegamento oppure in atti impulsivi e scelte inconsulte. Nell’adolescenza l’identità “fanciulla” viene abbandonata per acquistarne un’altra più matura. In questa fase di transizione si è più fragili e si cerca l’approvazione del gruppo. Se il gruppo è assento o ostile, il livello di vulnerabilità aumenta.

In generale le motivazioni che spingono il giovane a pensare al suicidio sono di 4 ordini:

esistenziali: il giovane si sente spento, vive senza preoccuparsi di dare un senso alla sua vita. Non crede più in se stesso e negli altri e si mostra forte nella sua normalità cinica ed apatica. Non depressione vera e propria, ma un’incapacità di innamorarsi della vita che lo tiene prigioniero di un’esistenza che altro non è che un inutile affaccendarsi prima della fine.

disperazione: strattonato da sentimenti contrastanti che oscillano tra amore ed odio per se stesso, il giovane sperimenta la disperazione per la perdita dell’oggetto del suo desiderio (reale ed astratto). La fidanzatina di turno, una pagella insoddisfacente, il rimprovero di un professore, il mancato feeling coi compagni di classe, una bocciatura, la fine di un’amicizia. Delusioni comuni, forse banali ma che assumono un peso specifico drammatico per il giovane depresso, che si convince di non piacere né agli altri né a se stesso, finendo per fare un bilancio negativo della sua vita senza prevedere alcun miglioramento futuro. Non mancano neppure casi in cui a dettare il suicidio sono motivazioni “altruistiche”. Spesso il giovane decide di farla finita persuaso di giovare e alleviare, con il suo gesto, la vita dei propri cari, parenti ed amici. Me ne vado, non soffrirete più per colpa mia. Stremo meglio tutti.

vendetta/rivincita: frequenti sono poi i casi in cui il “movente” del suicido è riconducibile alla vendetta. Vendetta per l’indifferenza o la cattiveria patite per colpa degli altri. Il peso insostenibile della freddezza altrui, specie se prolungato, può diventare il pretesto di un tentativo di suicidio. Lo scopo? Colpire i responsabili del nostro malessere: genitori,partner, amici, ex fidanzati. Una richiesta d’amore rimasta a lungo inespressa ed inascoltata attraverso cui si cerca di ottenere da morti quello che non si è potuto avere da vivi.

ricongiungimento: è la modalità comportamentale propria del giovane che ha subito una perdita o un lutto che ritiene inconsolabile. Col suicidio egli tenta di ricongiungersi con l’amato/a. Pensiamo ai giovani che hanno perso la fidanzata in incidenti stradali oppure familiari in circostanze tragiche e si sentono improvvisamente derubati di un amore esclusivo ed appagante. In questo caso il suicido non è che il modo attraverso cui la sua fantasia lo proietta in un futuro meno angosciante perché pieno di tutto ciò di cui ha bisogno: l’amato/a.

(www.controcampus.it, “Suicidio Giovanile e Adolescenziale”, 24/08/2013)

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